Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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28 settembre 2019


Saluto ai presenti all'iniziativa “Il Biennio Rosso e la fiducia nella classe operaia” del 28 settembre 2019 promossa dalla Sezione di Milano Nord Est “Teresa Noce” del P.CARC.


Cari compagni,

anzitutto ringrazio la compagna Greta Franco del P.CARC che ci ha invitato a prendere la parola in questa conferenza organizzata dalla Sezione “Teresa Noce” del P.CARC.

La storia del Biennio Rosso fornisce a noi comunisti italiani di oggi grandi lezioni di arte rivoluzionaria, di cosa dobbiamo fare per condurre alla vittoria la rivoluzione socialista, per portare le masse popolari organizzate attorno al Partito comunista a prendere il potere e dare inizio al socialismo, la fase della transizione dal capitalismo al comunismo.

Il Biennio Rosso fu un periodo di grande mobilitazione delle masse popolari italiane uscite dalla guerra mondiale, durante la quale la grande maggioranza dei maschi giovani e adulti avevano dovuto andare al fronte. Durante il Biennio Rosso le masse popolari italiane vennero dirette dal Partito Socialista Italiano. Fino alla fine del 1920 anche i futuri creatori del Partito comunista facevano parte del PSI. Il Partito comunista venne fondato solo nel gennaio del 1921 e fino a tutto il 1923 venne diretto da estremisti di sinistra capeggiati da Amadeo Bordiga. Solo alla fine del 1923 l’Internazionale Comunista mise d’autorità alla testa del Partito Antonio Gramsci, che condivideva la concezione marxista-leninista e la usava con iniziativa e creatività. Ma già nell’ottobre 1922 la borghesia imperialista italiana, la Monarchia e la Chiesa Cattolica avevano trovato nel fascismo di Benito Mussolini il gruppo politico capace di tener testa alla mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari e soffocarla convogliando una parte importante di esse nella mobilitazione reazionaria che durerà un po’ più di vent’anni.

Perché il PSI non riuscì a sviluppare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari fino alla conquista del potere e all’instaurazione del socialismo? Forse perché era un partito di traditori? No, compagni! Dal 1914 alla testa del PSI vi era Giacinto Menotti Serrati. Salvo il periodo di prigione dall’agosto 1917 (rivolta di Torino) all’inizio del 1919, rimase alla sua testa fino all’inizio del 1923. Dopo entrò a far parte del Partito comunista. Alcuni di voi hanno certamente letto la lettera aperta a Lenin che pubblicò il 16 dicembre 1920 sull’Avanti. Nel PSI occupavano autorevoli posizioni i dirigenti che poi fondarono il Partito comunista o entrarono a farne parte. Non solo Bordiga, ma anche Gramsci.

Il PSI non riuscì a sviluppare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari e lasciò spazio al fascismo perché era permeato da una concezione arretrata della lotta di classe, anche se decine di migliaia dei suoi membri erano coraggiosi e perfino eroici combattenti della lotta di classe: molti diedero la loro vita o affrontarono con dignità anni di galera.

Anche molti dei dirigenti del PSI erano devoti alla rivoluzione socialista e lo confermarono con le loro azioni. Ma non avevano una comprensione abbastanza avanzata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe. Per questo non furono in grado di portare le masse popolari alla vittoria. Credevano che bisognava predicare quanto è bello il comunismo e cattivo il capitalismo e presto o tardi la rivoluzione socialista sarebbe scoppiata, che il sistema politico della borghesia imperialista sarebbe crollato. Facevano grandi denunce delle malefatte e dei crimini dei capitalisti e del clero, promuovevano contro i padroni e il governo in carica rivendicazioni economiche e politiche, organizzavano grandi manifestazioni. Quando qua e là scoppiavano rivolte e infieriva la repressione, cercavano di calmare le acque sia da parte delle masse che da parte delle forze reazionarie. Riconoscerete in queste condotte, la condotta e la linea di non pochi gruppi, organismi e personaggi di oggi, anche di alcuni che pur si dichiarano comunisti. Non parliamo poi dei dirigenti di gruppi e movimenti minori rispetto al PSI: anarchici, sindacalisti rivoluzionari e simili! Anche qui non era l’ardore che mancava. Mancava una comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe, una comprensione abbastanza profonda e avanzata da renderli capaci di conquistare la direzione delle masse popolari e guidarle alla vittoria.

Il Partito comunista non è solo né principalmente una forza di opposizione ai padroni e ai loro governi, sia pure la più radicale. Il Partito comunista è principalmente il partito che elabora il piano delle guerra delle masse popolari contro la borghesia e il suo clero, un piano conforme alle condizioni particolari della lotta tra le classi e che guida le masse ad attuarlo. Se il Partito guida bene le lotte che le masse già conducono, la lotta delle masse crescerà in ampiezza e di forza. Una parte crescente delle masse si eleverà per combattività, organizzazione e coscienza e si legherà via via più solidamente al Partito comunista.

“Guidare bene” significa sostenere le lotte che le masse già conducono. Questo principalmente a partire dalle aziende capitaliste e pubbliche. In esse milioni di proletari si ritrovano a dieci, a cento, a mille e più, svolgono un lavoro collettivo e fanno fronte direttamente ai capitalisti e al loro governo. Essi già oggi devono far fronte a delocalizzazioni e chiusure di aziende, a riduzioni di personale, all’intensificazione dei ritmi, a riduzioni dei salari reali, al lavoro precario e in somministrazione, a rischi di incidenti, a condizioni di lavoro non igieniche, all’inquinamento, a condizioni di vita degradanti, molti hanno difficoltà crescenti a sostenere la famiglia e sentono in mille modi il degrado dei servizi, l’inquinamento, il disfacimento della società. La borghesia cerca di mantenerli nella condizione di persone dedite principalmente se non unicamente a soddisfare ognuna i suoi bisogni animali, ma ognuna si scontra con difficoltà crescenti. Nella lotta tutte imparano e quelli che si legano al Partito comunista vi trovano una scuola per imparare a ragionare e a organizzare e dirigere.

“Guidare bene” significa individuare gli elementi avanzati, aiutarli a stringere legami organizzativi tra loro, a scoprire e mettere in opera le misure più efficaci per arrivare almeno in qualche misura agli obiettivi delle lotte in corso; ma significa principalmente, proprio anche perché è raro ottenere risultati immediati, legarsi a quelli che lottano in altre aziende e nel territorio, costituire con essi una rete nazionale di centri di organizzazione, orientamento e direzione fino a creare le condizioni per la costituzione di un loro governo nazionale d’emergenza, un passo sulla via dell’instaurazione del socialismo.

Questo è il piano di guerra che il Partito ha elaborato, conforme alle condizioni della lotta di classe dnella fase attuale, il piano che il Partito mette in opera con tutte le forze che via via e in vari modi raccoglie e forma. È alla luce di questo piano che esortiamo ognuno di voi a trarre lezioni dal Biennio Rosso.

La borghesia imperialista è in crisi, è logorata dai contrasti crescenti tra gruppi imperialisti, affonda il mondo in guerre interminabili, deve far fronte al malcontento e all’insofferenza crescenti delle masse popolari, teme la rinascita del movimento comunista. Noi siamo i promotori della rinascita. Non è la forza della borghesia che frena il nostro sviluppo, è che per trasformare le masse popolari in combattenti della rivoluzione socialista, i comunisti devono anzitutto trasformare se stessi in promotori del piano di guerra con il quale le masse popolari organizzate prenderanno il potere. Questa trasformazione è l’augurio a che a nome del Partito faccio a ognuno di voi.

Il compagno Ulisse, segretario generale del Comitato Centrale del (n)PCI.